ecografia pediatrica e prenatale

Uno degli obiettivi primari della radiologia pediatrica è quello di ottenere informazioni diagnostiche erogando al piccolo paziente la minor dose possibile di radiazioni ionizzanti. L’ecografia è spesso in grado di guidare la gestione clinica del bambino senza ricorrere a metodiche radiografiche. Evidenziando numerosi vantaggi: non emette radiazioni ionizzanti; evidenzia fin dalla nascita sia le parti cartilaginee sia le parti scheletriche componenti le articolazioni; non richiede attrezzature molto costose; è di facile utilizzo.
La specifica capacità della diagnostica ecografica di produrre immagini in tempo reale consente inoltre di studiare correttamente anche pazienti non cooperanti, durante il pianto o incapaci di trattenere il respiro, come spesso accade nel paziente pediatrico. Un ulteriore vantaggio dell’ecografia sulle altre metodiche di imaging in pediatria è legato alle dimensioni del paziente. Per la fisica degli ultrasuoni, ad una maggiore definizione dell’immagine corrisponde una minore capacità di penetrare i tessuti da studiare. Nel lattante e nel bambino così, in virtù degli esigui spessori corporei e della minor quantità di tessuto adiposo retroperitoneale, è possibile utilizzare sonde ad alta risoluzione anche nello studio di strutture profonde, con evidenti vantaggi diagnostici. Nel bambino inoltre, grazie alla presenza di ampie porzioni scheletriche non ancora ossificate,è possibile studiare con l’ecografia anche strutture come l’encefalo, il midollo spinale e le grandi articolazioni, nell’adulto accessibili solo a metodiche più invasive o costose, quali la risonanza magnetica o la tomografia computerizzata.

E’, ad esempio, la metodica di scelta per l'esame del sistema nervoso centrale nel neonato: l’ecografia è oggi regolarmente utilizzata per valutare e seguire nel tempo tutti i neonati ad alto rischio. Numerosi studi longitudinali hanno confermato inequivocabilmente le capacità predittive dell'ecografia in epoca perinatale sullo sviluppo neuropsicologico del neonato. Numerose sono le indicazioni ad un esame ecoencefalografico, specie nel neonato di età gestazionale inferiore alle 34 settimane, nei confronti del quale si consiglia un esame alla prima, seconda e terza settimana, poiché i segni neurologici sono ancora assai poco specifici o addirittura assenti.

L'ecoencefalografia si è inoltre dimostrata utile nella diagnosi di infezioni pre e postnatali, di malformazioni e tumori cerebrali. Come ogni tecnica diagnostica specialistica, l'ecoencefalografia deve essere integrata nella valutazione clinico-strumentale globale del piccolo paziente.
L'ecografia del midollo spinale, poi, è particolarmente agevole nel neonato e nel lattante, grazie alla presenza di un arco vertebrale non ancora ossificato, ed è possibile esaminare in breve tempo il midollo spinale in tutta la sua estensione, dalla giunzione craniocervicale alla cauda equina. Questo esame diviene via via più difficoltoso, con l'aumentare dell'età del paziente, per la progressiva ossificazione dell'arco vertebrale.
I dolori addominali rappresentano uno dei più frequenti sintomi in età pediatrica. Spesso non è possibile stabilirne la causa, soprattutto nei casi di dolori addominali ricorrenti. Questa situazione è in egual modo frustrante per il bambino, i genitori e il medico.
L'ecografia può essere dirimente in alcuni casi, in rapporto alla presenza di alcuni fattori tra i quali: dolore addominale acuto, dolore localizzabile, età e sesso del paziente, presenza di corredo sintomatologico (febbre, vomito, anemia, turbe dell'accrescimento, status post-operatorio). In età pediatrica bisogna inoltre considerare la possibilità di dolori addominali riferiti in corso di patologie interessanti organi distanti (per esempio polmonite, tonsillite). L'esame ultrasonografico sarà più frequentemente significativo in corso di dolori addominali acuti: urolitiasi, calcolosi della colecisti, pancreatite, traumi addominali chiusi, infezioni acute delle vie urinarie, ematocolpo, torsione di cisti ovarica, invaginazione intestinale, ascesso in corso di peritiflite, appendicite. Nell'ambito della patologia gastroenterica, l'ecografia svolge un ruolo importante soprattutto nello studio del reflusso gastroesofageo, mentre risulta meno utile in altre patologie, come l'ernia iatale, l'acalasia, eccetera. Nel bambino piccolo le infezioni delle vie urinarie costituiscono, dopo i “dolori addominali”, la più frequente indicazione all'esame ecografico dell'addome. La presenza di ampie porzioni dell’apparato scheletrico non ancora ossificate e quindi radiotrasparenti, quali le metafisi fertili (altamente radiosensibili) e le regioni epifisarie, unita agli spessori ridotti dei ventri muscolari e dei tessuti molli rende l’ecografia la metodica di prima istanza nello studio delle malattie dell’apparato muscolo-scheletrico nel bambino.

La diagnosi precoce dei disturbi di maturazione dell'articolazione dell'anca (displasie), e soprattutto della lussazione dell'anca, è un problema di massima importanza per pediatri e ortopedici. L’ecografia dell’anca neonatale ha completamente mutato il comportamento diagnostico e l'atteggiamento prognostico e terapeutico nei confronti della displasia congenita dell'anca (DCA). Fino agli anni Ottanta, per fare diagnosi di displasia congenita dell'anca, si eseguiva un radiogramma del bacino dopo il IV mese di vita del neonato. Oggi, grazie all'ecografia, alla stessa età si ottiene la normalizzazione di un'anca displasica diagnosticata alla nascita.