I pediatri in testa nella classifica dei "meno umani" verso i pazienti

Nell'ideale classifica stilata dai cittadini i pediatri risultano essere i medici a cui si chiede più "umanità". E' quello che emerge dalla curiosa indagine "I cittadini al primo posto. Per una sanità più umana ed accessibile", il rapporto tra cittadini e il servizio sanitario effettuato dal Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva, basato quest'anno su oltre 25.000 segnalazioni. I cittadini si sentono troppo spesso presi poco in considerazione, ascoltati con disattenzione o trattati con mancanza di rispetto. Così finiscono per sentirsi abbandonati e lasciati a loro stessi. Questo elemento «espone al rischio dell'aumento dei conflitti e alla crescente diminuzione di fiducia nelle figure professionali». Ai primi posti tra i diversi ambiti in cui si segnala una «carenza di umanizzazione» i cittadini mettono i pediatri (31,87%), i medici di medicina generale (25,4%) e la riabilitazione ambulatoriale (21%). Seguono la assistenza residenziale (20%), le strutture riabilitative (18%) e i ricoveri (10%). «L'esigenza di maggior garbo ed interesse nei confronti dei pazienti è sentita da dieci regioni sulle 19 che hanno partecipato alla stesura del Rapporto», riferisce il Tdm.Troppa burocrazia, freddezza, ma «anche scarsa reperibilità e poca disponibilità a raggiungere i pazienti a domicilio»: queste le ragioni delle segnalazioni dei cittadini in relazione al comportamento dei pediatri, secondo Francesca Moccia, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva. «Da sempre rileviamo un bisogno di presenza costante, ma i nodi del rapporto medico-paziente, che necessita di maggiore umanizzazione, si sono rilevati importanti nella maggioranza delle Regioni e quest'anno lo abbiamo voluto sottolineare», spiega la Moccia all'ADNKRONOS SALUTE. «Vogliamo porre l'accento sulla scarsa umanizzazione delle cure, le difficoltà nel rapporto tra medico e paziente, la poca attenzione alla cura della persona e al rispetto della dignità», dice ancora. Un fenomeno che «assume dimensioni rilevanti quando si affronta il tema dei sospetti errori nella pratica medica e assistenziale: pur confermandosi come prima voce nelle segnalazioni che ci giungono dai cittadini, in maniera crescente è frutto di un pessimo rapporto tra cittadini e personale sanitario e di una cattiva comunicazione. Crediamo che questo debba rappresentare un campanello di allarme per tutti e che sia necessario intervenire, a livello nazionale e regionale, per affermare una vera cultura della prevenzione dei rischi, anche attraverso l'istituzione di un Fondo nazionale per indennizzare i cittadini che abbiano subito un danno che non sia riconducibile ad alcuna responsabilità». Anche il tema della «estrema frammentazione e disomogeneità del nostro sistema sanitario richiede degli interventi immediati, a partire da una vera riforma dei Livelli essenziali di assistenza, il 'portafogliò minimo di prestazioni e cure da offrire al cittadino, che è stato invece - conclude - in troppi casi svilito da una politica troppo attenta ai costi e poco alla effettiva tutela della salute e della efficienza del sistema».