Abbraccioterapia, funziona!?

“Ci servono 4 abbracci al giorno per sopravvivere. Ci servono 8 abbracci al giorno per mantenerci in salute. Ci servono 12 abbracci al giorno per crescere” scrive Virginia Satir, pioniere della terapia familiare. Di recente ha fatto notizia quel video in cui un uomo solo si mette in mezzo alla strada con un cartello "free hugs" ("abbracci gratis"). Perché tante persone si sono lasciate abbracciare da un perfetto sconosciuto? La risposta è sotto i nostri occhi: nelle metropoli affollate e indaffarate, in cui molti di noi vivono, trascorriamo le giornate davanti ai computer o immersi nelle nostre attività lavorative, facciamo e riceviamo tante telefonate, spesso comunichiamo via SMS o e-mail, ma i contatti umani sono sempre più rari; ciò può favorire la frustrazione di alcuni tra i bisogni primari dell’uomo, quali quello di vicinanza, d’intimità, di conferma e di riconoscimento. Da un punto di vista psicofisiologico, l'abbraccio ha a che fare con il sé. L'idea di fondo è che ognuno di noi ha bisogno dell'altro per definire una propria identità.

Nell'abbraccio si compiono e si integrano due processi fondamentali di segno opposto: da una parte stabilisco una vicinanza tra me e l'altro tale da con-fondermi momentaneamente con lui; al contempo, lo utilizzo per percepire i miei confini corporei, dal momento che la pressione dell'altro mi consente di "sentirmi". Quindi, dopo un tempo congruo, mi distacco (avete mai provato la sensazione che un abbraccio diventi troppo lungo? O che invece sia durato troppo poco?). Intanto, in questo processo di unione-percezionedistacco, l'altro dà una coloritura emozionale ai miei confini: pensate a quando vi sentite tristi, una persona cara vi abbraccia, e finalmente le lacrime trovano una via d'uscita; ma anche a quando abbracciate una persona ed avete la sensazione che un suo stato d'animo "arrivi" fino a voi. Possiamo vedere questo anche nell’intenso desiderio di intimità e di contatto fisico degli innamorati, accompagnato da gesti come tenersi per mano, scambiarsi tenere carezze, usare toni di voce ed espressioni di tipo infantile; soprattutto nel bacio si risperimenta il contatto orale, fortemente gratificante, tipico della nutrizione infantile. Difatti dalla nascita l’allattamento unisce madre e bambino in un rapporto d’intimità che è ad un tempo fisico ed emotivo; ed è proprio il piacere che ciascuno dei due da a se stesso e all’altro a costituire il legame che, come dice Sir Walter Scott, “la mente alla mente, il cuore al cuore, può nel corpo e nell’anima unire”. In tal senso l’abbraccio, nell’accezione più ampia del termine, si configura per tutto l’arco dell’esistenza come un gesto denso di significati profondi . Proprio per questo, è importante poter scegliere le persone e le occasioni per condividerne uno. E se ci va, possiamo anche abbracciare uno sconosciuto, perchè no?